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Presenza

Presenza

12 GIUGNO 2020 DI MARIROSA

Scrivere, un movimento, un’azione, un gesto, semplicemente un verbo che sorprende, che agisce cura.

E’ quel movimento di una mano e di una penna su di un foglio bianco l’atto che forma e trasforma. La presenza di colui o colei che scrive ha inizio negli stati d’animo, nei pensieri, dinanzi alle voci interne che sembrano farsi avanti nell’intimità di un piccolo gesto.

Istante di Ascolto nel Silenzio di un’accoglienza questa sembra essere la presenza nella pressione della mano sulla penna mentre l’inchiostro scivola in forme e linee sconosciute.

Quel gesto così semplice sta rivelando allo sguardo di chi scrive Stupore, un angolo di riflesso al quale presto cedere riflessioni.

Quando si racconta di sè, le immagini e i ricordi pulsano, si accavallano le emozioni e potrebbe succedere che ne emerga uno su tutti. Che domini la scena interiore.

Scrivere aiuta ad uscire dal caos, da quel turbinio che abbiamo dentro ma potrebbe accadere anche di entrarci con prepotenza, inaspettatamente. La scrittura sa diventare sponda sicura, luogo protetto per le nostre parole più intime.

Il movimento della penna sembra aver lasciato una traccia chiara, mentre il ricordo forse appare ancora sfocato, appena segnato; ma chi scrive avverte un che di chiaro. Sì lo sente!

21 gennaio ’20

Il valore del piccolo

Il valore del piccolo

1 GIUGNO 2020 DI MARIROSA

“Io mi occupo di ciò che è piccolo piccolo. Ciò che è minuscolo, infinitesimale. Alla domanda “che fai nella vita”, ecco quello che mi piacerebbe rispondere, quello che non oso rispondere: mi occupo delle cose piccole, piccole, porto la testimonianza di un filo d’erba“. Christian Bobin, Autoritratto al radiatore – AnimaMundi edizioni…..

La poetica di Christian Bobin mi ha letteralmente rapita. Mi sottrae da quell’io che vuole governare e dominare la scena della vita. Mi restituisce alla leggerezza, alla bellezza e al valore di una piuma. Mi riporta alla dimensione essenziale del quotidiano, spesso relegata in un angolo, costretta nella confusione di orpelli, di cose che devono avere utilità e funzionalità per essere riconosciute nel mondo.

Bobin sa scovare e scavare nel giorno, nell’andamento del levarsi e del moto del sole sino a quando lascia posto alla notte. Lo scrittore passa tra gli avvenimenti della vita con semplicità che disarma, che penetra senza penetrare. La sua poetica abbraccia senza stringere, cattura senza rete, perchè le sue parole respirano libertà.

Ho scoperto Christian Bobin nel 2018 nella Scuola Mnemosine, (LUA), negli anni della mia formazione autobiografica,https://www.mariarosariamemoli.it/arte-della-scrittura/ durante il corso di Epimeleia, l’approfondimento sulla Cura di sè per la Cura dell’Altro. Da allora non l’ho più lasciato, è diventato parte della mia ricerca e del lavoro nella cura.

Leggere Bobin è come lasciarsi curare dalle sue parole, dalle storie nel “minuscolo, invisibile” presente nei suoi occhi che sa restituire allo sguardo dell’altro attraverso la sua scrittura in forma pregiata.

Lui riesce a condurti in sentimenti delicati e dolorosi con la stessa intensità e grazia che in quelli di gioia rarefatta. Con lui puoi trovarti immerso in un viaggio verso ciò che hai accanto, che ti respira vicino, che sta aspettando di ricevere i tuoi occhi.

“Contempler est une maniere de prender soin” – “contemplare è un modo di prendersi cura”, scrive l’autore in “Abitare poeticamente il mondo”, edizione AnimaMundi Otranto, (traduzione di Norina Sottocornola). E ancora, “Le monde est templi de visions que attendent des yeux” – “il mondo è pieno di visioni che attendono degli occhi […]”

Abbiamo bisogno di diventare presenti a noi stessi per poter risvegliarci alla luce presente nel mondo e godere della sua bellezza.

Risveglio

Risveglio

25 MAGGIO 2020 DI MARIROSA

Come può la scrittura favorire il “risveglio alla consapevolezza”?

Questa è stata la domanda dalla quale sono partita verso la nuova rotta, quando ho fatto il “grande passo”. Ma forse era già presente dentro di me da molto tempo prima di que

l giorno del 2014. Dentro il mio bagaglio c’era una bella sfida, le abitudini, lo stile, le forme, le parole della scrittura che praticavo da lunghissimi anni. Non immaginavo che da quel giorno le cose sarebbero cambiate così rapidamente. Scrivere per me è stato sempre un movimento che ho sentito profondamente avvolgere ogni parte più nascosta del mio essere.

Vivere il moto della scrittura mi rimandava una luce diversa, una zona di me, un luogo intimo dove mi trovavo in quel momento, che ri-chiamava esplorazioni. E scrivere diventava giorno

dopo giorno consapevolezza del mio essere …

Grazie alla pratica quotidiana, la scrittura mi restituiva una conoscenza di me sempre più profonda; le parole si spingevano sempre un pò più in là, io stessa mi trovavo in terre ignote, zone in ombra. Quando ho deciso di intraprendere la scrittura della mia autobiografia presso la Libera Università di autobiografia, (LUA) ad Anghiari, ho subito compreso che mi stavo inoltrando in un vero e proprio Viaggio.

Scrivere di sè passa inevitabilmente attraverso la storia della propria vita, sì la attraversi in lungo e in largo e ogni volta con la penna tra le dita ti sembra di ri-percorrerne un pezzo, di trovare qualcosa che non ti aspettavi, che era ad attenderti da parecchio.

Per me scriverla è stato un Viaggio nelle radici; un viaggio di nove mesi nella terra, nel suo grembo con le parole che scrivevo “come lava” vulcanica. E intanto la scrittura sollevava e dissodava nuova consapevolezza in me.

Un’altra volta ancora

Un’altra volta ancora

12 MAGGIO 2020 DI MARIROSA

Ritrovare emozioni che mi hanno accompagnato nella prima scrittura.

Ritrovare dolori provati oggi nel ri-evocare …

E’ come lasciare che le distanze si facciano e si sistemino. Anche loro respirano nel farsi spazio tra la me di Ora e l’altra in fondo alla scena. In mezzo tante Io, tante me che mi hanno attraversato, tanti strati di vissuto, tante sedimentazioni. Ancora, tra uno strato e l’altro.

Vuoto? Pieno? Chi?

E’ l’ora del ri.me-scolamento. E’ l’ora del farsi altro in fogli su fogli, riompormi per un’altra volta ancora. Chissà! Scoprire un bandolo ignoto.

Ogni tanto solletica, ogni tanto pizzica.

Frammento del viaggio

Frammento del viaggio

11 MAGGIO 2020 DI MARIROSA

…la terra dei miei ricordi,
la terra battuta dei ricordi.
Calpestate siano le zolle rimosse
E trovare sotto assenze di vita, mancanze, granelli d’ignoto
che mi portano ancora a scavare.
Anche la sosta è atto di riguardo verso quella terra,
un atto silenzioso di rispetto per le zone addormentate ancora.
… i ricordi affiorano come bolle dense di pasta fluida un mare a volte melmoso. E quando giungono sul pelo dell’acqua, si rompono. Nel rompersi fanno uscir fuori odori, vecchi profumi, lacrime (d’)amare e dolcezze del mio passato.
Ora sto a guardare cosa accade. Entro piano nel ricordo che arriva. Così a volte prendo contatto con la mia memoria.
C’è poi quella percezione che ti passa il corpo. Che apre porte, finestre, talvolta piccole buche; mi infilo, arrivo di colpo ad un evento, a quel volto, ad un’espressione di un viso amico, familiare e ostile.
Il campo percettivo è mutato, il campo d’ascolto variato. Più ampio ed espanso, come amplificato dall’onda, si muove in continuazione e si sposta senza direzione alcuna.

Fremiti di parole

Fremiti di parole

11 MAGGIO 2020 DI MARIROSA

Le parole fermano o aprono porte. Scavano buche enormi e sollevano emozioni, vibrazioni, attimi lontani nel tempo, vicini ancora, sotto la pelle come un richiamo mai ascoltato, abbandonato.

Le parole giacciono tutte assieme in un cassettone dimenticato e ora sollevo il coperchio. Sto guardando le parole, ad una, ad una. Scivolano nella mia mente. Ritornano alla sacralità del cuore e da lì ripercorrono la storia, vestite di nuovo colore, investite di un senso diverso…

La parola trovata e ri-trovata segue il flusso dello scavo, moto di dissodamento.

Dal viaggio nella mia storia: ricordi

Dal viaggio nella mia storia: ricordi

5 MAGGIO 2020 DI MARIROSA

Sto andando. Erro nel sentiero. Sto andando. Non mi aspettate. Non so quando arriverò. Cammino. I miei passi indicano la strada. Il sentiero si sta facendo. Un movimento dopo l’altro avviene il mio giungere.

Destinazione: ignota. Chiaro il percorso. Cadenzato e ritmato. Musicalità interna guida.
Musa ispiratrice assieme alla Scrittura disegnano un tracciato. E l’anima complice osservatrice. Occhio vigile scruta e penetra SENZA ESSERE VISTO.
Indica lontano ancora a nuovi orizzonti.
Avanza la conoscenza.
Avanza la memoria.
Non è più ricordo.
Non è più emozione del ricordo. E’ memoria. E’ storia umana giunta nel ricordo.
Rievocare è stato solo un frammento di viaggio.