Storie sull’altalena
E’ mattino molto presto. Mentre cammino intravedo poco lontano una forma che mi appare subito familiare.
Mi sembra di riconoscerla, di scorgere da una strana nebbiolina qualcuno che si muove. Mi sembra di sentirne perfino le risate, gridolini di allegria. Intanto mi avvicino a questa sagoma.
Lei si trova nella nuova area-giochi che sta proprio sul limitare della pista ciclopedonale, dove solitamente vado quando si è tra il finire della notte e i primi chiari del giorno.
Molti mesi fa mi era piaciuto fotografarla quando ancora era vietato l’accesso al pubblico per i lavori di costruzione nell’area. Lei era lì, e mi aveva ri-chiamata a quella aria un pò sospesa, tutta sola tra aiuole e panchine fantasma.
Era uno di quei lockdown, quando eravamo costretti nella sospensione.
Mi ritrovo ben presto avvolta in una figura colorata e da quello stato di immobilità che fatico a riconoscerle.
L’altalena. Gioco, posto speciale dove potevo volare e liberare le mie ali.
Solitaria in quel primo mattino, ma generosa di “sorrisi, ricci e capricci” di un tempo lontano.
Mi è sempre piaciuta l’altalena, andarci su. Il fiato che mancava e la voglia che scoppiava nel volo che mi sembrava di spiccare sempre più in alto!
L’altalena, su e giù, quelle continue oscillazioni, il moto, la spinta, la forza nelle tue gambe ed i piedi che si piegano all’ingiù, sembra di “spingerla” l’aria e tirar fuori così tutta la tua forza!
E tu che ricordi hai? Cosa era quel movimento di quando ci salivi?
Cosa ne è stato, (e forse lo è ancora?!) della mano fiduciosa sulla tua schiena, di quel colpetto delicato e determinato che ti davano mentre tu felice andavi incontro all’aria frizzante sul viso?
Poi bisognava scendere, ritornare a terra. Ma era davvero tutto come prima?
Hai voglia di raccontare la tua altalena? Di come ci stavi su? E di come ci staresti se ci salissi ora?
E quella volta che invece ti sei fermato un attimo prima?
Prenditi un po’ di tempo, scegli un angolo tranquillo e sperimenta la scrittura della tua storia. Ti suggerisco di usare una penna, ti aiuterà meglio a ricordare …
Ce n’è una vicino casa tua? Nel parco della tua città? E se ci facessi un salto adesso? …
Buon volo! E buona scrittura.
Di altalena ne ricordo una in particolare, sempre quella. A Barbarolo dove andavo durante le vacanze estive dalla nonna e dagli zii contadini che avevano un cascina con gli animali. Fra i casolari c’era uno spazio verde con grandi alberi maestosi e qualcuno aveva attaccato a un ramo altissimo un dondolo magico e spaventoso insieme. Avevo poco più di tre anni e non avevo il permesso di andare su quell’altalena da sola, ma quando un compagno di giochi più grande mi ha invitato a salire non ho esitato. Non c’era nessuna protezione, dovevo aggrapparmi con tutte le mie forze con le mani alle corde senza lasciarle andare, al resto avrebbe pensato lui.
Ricordo le grida di gioia e forse di terrore perché la sensazione di volare superava ogni limite dentro, uno strano misto di piacere e paura accompagnava ogni spinta ed esploravo la sensazione di librarmi in volo vedendo sotto di me l’aia dall’alto. La prima volta che ho sperimentato il vuoto.