IL GIARDINO D’INCHIOSTRO
Corsi formativi, laboratori e atelier per avvicinarsi alla pratica autobiografica. Strutturati in un numero variabile d’incontri, (se laboratorio o se atelier), in giornate “full-immersion” o in week-end intensivi, questi itinerari sono pensati come spazio-tempo di narrazione dove ciascuno fa spazio a nuovi sguardi di cura.
Corso: “Scrivo di me con le parole accanto”
Laboratori di sei incontri, incontri monotematici di approfondimento, contesti dove esercitare il proprio sguardo verso un’esplorazione dell’ordinario ed acCogliere le sue diverse sfumature.
Corso: Atelier di “Piccole cose”
Con quel che c’è.
Cosa accade quando il silenzio della scrittura si coniuga alla pratica della meditazione?
Il corso è articolato in tre mesi, che possono ripetersi ciclicamente, con incontri settimanali di un’ora e mezza ciascuno. Proveremo a mettere a punto modalità e piccole pratiche per portare più consapevolezza nelle nostre giornate.
Scrivere è meditare quando le parole provengono da uno spazio di silenzio e dall’ascolto.
La parola scritta scaturita dal silenzio interiore è feconda di cura e nutrimento per una nuova pienezza.
Meditare è imparare a stare con sé stessi e con quel che c’è.
Corso “Con quel che c’è”
“Scrivendo l’autobiografia cerchiamo una forma alla nostra esistenza e in tale ricerca risiede la nostra stessa possibilità di andare oltre”
Maria Gaudio, “La cura nell’accompagnamento autobiografico”, Mimesis/Quaderni di Anghiari
Formiamo-ci e cresciamo insieme con itinerari educativi di ludo-narrazione.
Corsi: L’autobiografia a scuola!
Corsi a Grangie
La formazione
La mia storia professionale inizia con la Laurea in Lingue e Letterature straniere. Comincio ad addentrarmi nel lavoro; traduco testi manoscritti di carattere scientifico per ricercatori universitari. In seguito segretaria con ruolo di traduttrice presso una società e studio di ricerca di Aerodinamica, (Università degli Studi di Napoli Federico II, Politecnico “Umberto Nobile”).
Successivamente vincitrice di Concorso, faccio il mio ingresso come insegnante statale nella scuola dell’infanzia e resto qui per circa venticinque anni.
Integro la formazione e il costante aggiornamento professionali nell’educazione con percorsi di ricerca personale sulla consapevolezza attraverso pratiche di sensibilizzazione corporea e discipline orientali.
Sulla via verso il benessere
Agli inizi consideravo la consapevolezza come una forma di “conditio sine qua non” per il raggiungimento di benessere, che si traduceva in uno stare bene con sè stessi, nella visione olistica e armonica di corpo, mente, cuore.
La frequentazione a corsi di discipline taoiste e la pratica costante con il tai-chi, chi-kung e con il tao-yoga hanno fortemente contribuito ad aprire in me quella via interiore verso nuove forme di ascolto e di consapevolezza che nutrivano la dimensione di benessere.
Era uno sperimentare continuo e quotidiano che investiva ogni aspetto e angolo della mia vita, dal lavoro alla sfera più interiore e privata. Intanto cambiava lo sguardo sul mondo, e sulla vita stessa.
Dal benessere al ben-essere
La parola qui sopra sembra essere la stessa, non è cambiata. Un semplice trattino ne ha creato un’apparente separazione che per me ha fatto la differenza. RiGuardare il senso delle due parole, fare di quella separazione, uno spazio di senso appunto, dare un respiro più consapevole all’essere!
Questo l’ho compreso molti anni avanti nella mia ricerca. Quando si è intensificato il mio rapporto con la scrittura che ne è diventata parte attiva e sempre più presente nelle sue diverse forme e stili.
Lo spazio di un semplice e piccolo tratto crea nuovi sguardi, o forse richiama alla domanda, intesa come apertura sulle possibilità.
La scrittura è stata sempre esplorazione di espressioni fino a diventare una vera e propria pratica quotidiana. Ne ho sperimentato diversi modi e forme, dalla scrittura automatica alla creativa, a quella consapevole che accompagna le mie pratiche meditative e di ascolto corporeo.https://www.mariarosariamemoli.it/articoli/camminare-parole/
La svolta
Penso che tra le prime radici ci sia il Master per “Esperti di progettazione didattica” che frequento nel triennio 1999-2002, e l’incontro con il suo coordinatore, il pedagogista, psicologo, e accademico italiano, professor Walter Fornasa, (ricercatore dell’Università di Parma e successivamente dell’Università di Bergamo). In questi anni ha inizio un vero ribaltamento interiore; la “ricerca azione” promossa dalle finalità del Master scuote dal di dentro la mia visione dell’essere insegnante.
Percepire
L’azione e il movimento del Percepire rappresentano i fili verso una nuova dimensione dell’Essere. E’ stato grazie al lavoro di ricerca con Gino Fioravanti, insegnante del corso, nonché fondatore dell’Accademia Samavaya di Lissone, con il quale ho cominciato a praticare lo Yoga nel 2005, che le radici sono accresciute consolidandosi, (anche se ancora in sordina per me!) e preparando la terra per la svolta nel 2014.
I percorsi con la sua guida sono stati fondativi per un nuovo dialogo con il corpo e verso me stessa attraverso la via dell’esperienza e dell’ascolto. Ogni aspetto di quanto mutava nella relazione trovava linfa e nutrimento nel processo della scrittura che restituiva senso e nuove consapevolezze.https://www.mariarosariamemoli.it/articoli/frammento-del-viaggio/
L’humus della Cura
Negli anni 2006-2008 intraprendo un corso di formazione- La cura del proprio essere attraverso la sensibilità naturale del corpo – Metodo Fioravanti, che segna il passaggio verso il risveglio della sensibilità nell’ascolto corporeo. Da quest’esperienza ne esco con una “memoria” completamente aperta e vivificata; la pratica della scrittura mi consente di raccogliere riflessioni, pensieri e ogni traccia di quanto stia trasformandosi. E “la parola” comincia a diventare una chiara forma di Cura. Così la Cura che prende sostanza nel processo della scrittura dall’esperienza di consapevolezza corporea.https://www.mariarosariamemoli.it/articoli/fremiti-di-parole/
Breve storia della scrittura
La storia della scrittura è fondamentalmente legata alla comunicazione umana. Essa nasce come storia volta a trasmettere memorie collettive.
La scrittura nacque in Mesopotamia circa 5000 anni fa con i Sumeri, che inventarono l’alfabeto cuneiforme. I primi sistemi di scrittura erano composti da ideogrammi, ossia segni che rappresentavano oggetti o concetti.
Il grande passaggio nella storia della scrittura è segnato dal sistema ideografico a quello fonetico, quando cioè i segni cominciarono a rappresentare suoni.
E’ di rilievo evidenziare il passaggio, (della scrittura), dalla preistoria alla storia; ha permesso ai popoli di lasciare una traccia, un segno delle proprie azioni e delle proprie tradizioni. La scrittura da semplice incisione, graffio sulla pietra nell’era preistorica, quale testimonianza visiva e tangibile della presenza dell’uomo, diventa via via sempre più “astratta”. Passa dalla rappresentazione di oggetti e di idee all’altra creazione dell’uomo: l’alfabeto.
Con la combinazione dell’alfabeto si giunge alla creazione della parola.
La storia della scrittura non ha mostrato soltanto una conquista tecnica da parte dell’umanità, ma ha messo in luce come ha modificato il modo di pensare e il nostro cervello, come spiega il filosofo e antropologo americano, Walter Ong, in un suo testo, “Oralità e scrittura”.
“Senza la scrittura le parole non hanno presenza visiva, possono solo essere recuperate, ricordate”
A differenza del linguaggio parlato, la scrittura è un processo tecnologico, un modo fondamentale di comunicare e il mezzo più efficace per conservare e trasmettere la memoria storica.
Importanza di scrivere a mano
Quando scegliamo una penna o una matita per scrivere una lettera, un pensiero o anche solo la lista della spesa,
il modo in cui lo stiamo facendo dice di noi.
Dare un segno grafico con questi strumenti costituisce traccia di sé, che ha inizio già dalla scelta della penna e della carta. Il tratto, quell’insieme di linee e di segni a cui diamo forma, costituisce patrimonio linguistico per esprimere e comunicare attraverso la scrittura.
L’uso della tecnologia dilaga nel modo di comunicare, entra nel modo di relazionare/ci; la scelta sempre più direzionata verso l’utilizzo quotidiano di smartphone, tablet, PC alimenta modalità comunicative che rispondono a velocità, funzionalità, efficienza.
Dovrebbero essere conservate le buone abitudini allo scrivere a mano che, tra i suoi tanti benefici, aiuta la formazione del pensiero e ne favorisce lo sviluppo. L’atto dello scrivere a mano favorisce l’attivazione di processi di comprensione e di conoscenza, nonché di allenamento della memoria personale.
Creiamo comunicazione con un semplice gesto motorio che coinvolge ogni parte del corpo, mente, cuore, mano. L’azione corporea vissuta nella pratica quotidiana genera una diversa attenzione, porta cambiamenti nel sistema percettivo, perché proprio attraverso lo scrivere a mano generiamo consapevolezza.
Cosa accade quando scrivo a mano?
Prendiamo coscienza dei pensieri, portiamo alla luce sentimenti, emozioni a volte offuscati. Questo succede in un processo attivato dalla lentezza dei movimenti che scrivere a mano comporta.
Rallentare consente di fermarsi per dare luce
E’ nella lentezza che riusciamo a guardarci dentro e possiamo esercitare consapevolezza. Mentre scriviamo siamo coinvolti in un movimento fisico, oculo-motorio che agisce a livello nervoso e sensoriale.
C’è un legame segreto fra lentezza e memoria, fra velocità e oblio. Prendiamo una situazione delle più banali: un uomo cammina per la strada. A un tratto cerca di ricordare qualcosa, che però gli sfugge. Allora, istintivamente, rallenta il passo. Chi invece vuole dimenticare un evento penoso appena vissuto accelera inconsapevolmente la sua andatura, come per allontanarsi da qualcosa che sente ancora troppo vicino a sé nel tempo.
Milan KunderaLa lentezza
Da alcuni studi e ricerche fatti presso l’Università di Pavia è stato evidenziato come sia vitale nel processo della memoria, ad esempio, scrivere a mano, perché il movimento dell’occhio che segue la punta della penna facilita il riemergere dei ricordi. Diversamente accade attraverso l’utilizzo di una tastiera; in questo caso l’occhio non segue la mano che digita, ma è richiamato da altro.
Benefici e relazione con lo scrivere di sè
La carta e la penna sembrano essere diventati ormai desueti, lontani dalla nostra quotidianità; eppure, scrivere a mano non è solo un momento di pausa per sé stessi, ma rivela molti benefici inaspettati a chi ne fa pratica.
- La memoria, allenata dal gesto e dalla postura, viene potenziata. Migliora la capacità di ricordare.
- Si attiva un processo di chiarificazione interiore. Scrivere consente di dare chiarezza ai nostri vissuti.
- Atto liberatorio, perché scrivere e deporre sul foglio le nostre emozioni aiuta a prenderne distanza.
- Sviluppiamo creatività e apprendimento.
“[…] Finché si è scritto con la penna, le tracce di ciò che passava nella mente […] si sono potute depositare”
Francesca BiasettonLa bellezza del segno. Elogio della scrittura a mano.
Scrivere a mano è praticare la conoscenza di sé stessi in una dimensione di ascolto e di silenzio. La penna con la nostra postura alla scrivania o all’aperto su di un prato, ad esempio, aiutano a creare radicamento. Come avere una “bacchetta da rabdomante” che mette in contatto ogni parte di noi stessi, in un flusso di memoria, interiorità, emozioni via via sempre più generoso.
Nel mio corso di scrittura e autobiografia, puoi conoscere e sperimentare la scrittura a mano, i benefici che offre e come la scrittura stessa si riveli strumento di consapevolezza verso di sé. Con la pratica ed il metodo autobiografico, (LUA, Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari), puoi intraprendere un viaggio nella scrittura della tua storia.
Scrivere di sé è movimento di fisicità e di terra, è sporcarsi le mani. E quali mezzi più consoni di una penna o di una matita, insieme ad un quaderno, un block-notes dove aprirsi alle parole?
Per …
- Conoscersi meglio.
- Attivare punti di vista e cambiare la prospettiva.
- Ricercare e coltivare bellezza.
- Attivare consapevolezza.
- Ritrovare stabilità e centratura.
- Riconoscere appartenenza ed umanità.
Come creare abitudini a scrivere?
Le abitudini fanno parte del modo di vivere, di comportarsi e rientrano negli atteggiamenti mentali. Diventano come rituali del nostro stile di vita e del quotidiano. E’ necessario coltivarle, nutrirle e … cambiarle quando ci accorgiamo che non fanno più parte delle nostre routine o del nostro pensare.
Per coltivarle occorre costanza e perseveranza perché si possano cogliere benefici dalle nostre azioni, scelte e ripetute.
Creare una buona abitudine a scrivere potrebbe contemplare qualche piccolo rituale soprattutto nella fase iniziale. Potresti concentrarti su alcuni punti come questi:
Il tuo posto
Scegli un posto, un angolo di casa o di qualunque altro luogo in cui tu possa avere calma e silenzio intorno, perché
scrivere richiede silenzio
Se leggi la mia rubrica, TACCUINI, Semina Storie, trovi al termine di ogni articolo brevi suggerimenti sulla scelta accurata di un posto nel quale accomodarsi dove poter accogliere la scrittura!
Quando crei il tuo angolo personale, prova a metterti in ascolto dello spazio interiore in te e lascia fluire la corrente di parole sul foglio.
Quali piccoli rituali per il tuo angolo?
Crea un’atmosfera di silenzio con la fiamma di una candela
Scegli una pianta che puoi mettere sulla scrivania o accanto alla sedia.
Sbarazzati di ogni distrazione, spegni il tuo cellulare, la TV e quant’altro
Scrivi all’aperto dove vuoi. Forse c’è un posto verde o forse è su quel muretto?!
Il luogo o lo spazio che scegliamo contribuiscono al movimento della scrittura che risente delle percezioni che riceviamo, consapevoli o meno. Può ad esempio facilitare il flusso delle parole, il contatto con il nostro sentire, può consentire l’apertura ad un ascolto più attento e consapevole.
Fondamentalmente penso che qualunque angolo, luogo, spazio che sia dentro o fuori casa possa andare bene. L’importante è aver voglia di sperimentare e di mettersi in gioco.
Quando scrivere?
Cosa cominciare a scrivere?
Una volta che hai trovato il posto tranquillo dove accomodarti con la penna e un quaderno, nel silenzio e finalmente da solo, disponiti adesso per l’ultimo passaggio:
ESPLORA TE STESSO
Ecco un assaggio d’esercizio …
Immagina un flusso d’acqua che scorre costante, mentre comincia a fuoriuscire attraverso piccole fessure …Prenditi qualche istante e poi scrivi subito.
Le parole non arrivano? Dubito! Appare invece una scena nella tua mente, un colore, una sensazione del momento o un ricordo lontano?
Qualunque sia, lascia fluire la tua scrittura!
Non esiste un tempo migliore o più adeguato di un altro. Non esiste l’ora perfetta! C’è solo il momento che tu scegli, nel quale vuoi dedicarti tempo scrivendo, e può essere in qualunque istante della giornata o della notte.
All’inizio un po’ di sana disciplina non guasta con un piccolo atto di volontà per attivare quell’abitudine a scrivere. Ma se diventi costante,
ENTRI IN CONTATTO CON LA TUA SCRITTURA
Questo lo ritengo fondamentale in un cammino di conoscenza di sé nella scrittura ed è un aspetto che tratto nei miei itinerari.
Considera sempre il fattore tempo nei momenti dedicati alla scrittura.
PERCHE’?
L’ora o il tempo scelti e MANTENUTI nell’abitudine facilitano l’accesso ad uno stato di silenzio e di ascolto di cui ha bisogno il movimento della scrittura.
Nella pratica quotidiana, costante potrebbe accadere di sentirsi come chiamato dalla penna, (e da quel movimento!); scatta qualcosa dentro di te che impari a riconoscere, a sentire.
Concediti quel tempo!
Scrivere e tenere un diario Grangie
Ricordi i diari di una volta? Con il lucchetto laterale e la chiavetta?
Il diario è stato per moltissimi il posto più ambito e nascosto nel quale immergere ogni emozione.
Ma non è solo uno spazio segreto personale …
Indice
Che cosa è un diario
Il diario è il racconto quotidiano di sé, raccoglie sfumature e intimità del momento presente. Fa parte della famiglia dell’autobiografia e ha una cadenza regolare.
Il linguaggio adoperato è semplice ed immediato, ha prevalentemente forma narrativa. E’ una scrittura istintiva che esplora le proprie interiorità, attraverso la narrazione di fatti, avvenimenti, aneddoti, sensazioni immediate di una giornata.
Le prime forme di diario si hanno nel Medioevo con i libri di ricordanze, come vere e proprie memorie.
Tipologie del diario
Si annoverano molte tipologie di diario: dal Diario intimo al Diario per appunti, al Diario di bordo, a quello fatto nei viaggi per raccontarne aneddoti o quant’altro si voglia.
Ogni tipologia possiede caratteristiche specifiche e nasce in base alle esigenze del suo “diarista”.
Penso che…
il cuore del tuo diario sia racchiuso nel senso che tu componi, pagina dopo pagina, con tenacia e continuità nella tua scrittura
Lo sapevi che esiste un luogo speciale rivolto alla raccolta di diari, memorie ed epistolari?
È l’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, (AR)
Un archivio pubblico che raccoglie documenti cartacei italiani in forma diaristica, epistolare e memorialistica autobiografica.
Fu fondato nel 1984, su iniziativa di Saverio Tutino, (fondatore con Duccio Demetrio della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari).
All’interno puoi trovare il PICCOLO MUSEO DEL DIARIO, un percorso multisensoriale e interattivo nato per raccontare le testimonianze autobiografiche conservate nell’Archivio. Sono storie, memorie, lettere e diari, parte dell’identità di un Paese, che fanno comprendere il mondo dove viviamo e la nostra società.
Come scrivere e tenere il diario per aiutarci
Il diario è pratica quotidiana di scrittura che ha diverse sfaccettature di stili e di contenuti. Se personale ed intimistico o professionale, il diario
attiva un livello sempre più fine di consapevolezza verso di sé
e nel processo conoscitivo.
È un’esigenza di sincerità con sé stessi che trova spazio per manifestarsi nell’apertura all’ascolto senza giudizio o censure e la pratica quotidiana del diario facilita chiarezza di vedute e mette in moto la riflessione.
In ambito professionale il diario si rivela un ottimo metodo per mettere a fuoco i propri obiettivi, i punti di criticità e di forza del nostro lavoro.
Penso che il diario sia una grande risorsa per conoscersi, ma perché risulti efficace, è necessario aver cura di alcune caratteristiche di base, quali:
- quotidianità,
- costanza
La scrittura del diario, fatta ogni giorno consente di registrare, documentare, esprimere, liberare attraverso il linguaggio scritto emozioni, pensieri, sfumature dei tuoi vissuti. Nella quotidianità il gesto di scrivere ti dà la possibilità di entrare in contatto con te stesso, di accedere alle tue sfere più intime, dando loro una voce.
Essere costanti consente di conoscerti sempre meglio. La ritmicità e la continuità aprono ad uno sguardo più consapevole, nel quale si affina gradualmente il tuo rapporto con la scrittura.
COME SCRIVERE E TENERE UN DIARIO, COME FARNE UNA BUONA PRATICA DI CONSAPEVOLEZZA, questi alcuni dei temi nei miei prossimi corsi.
Seguimi sul sito e sui vari social per restare aggiornato.
ALCUNI PICCOLI SUGGERIMENTI per la pratica
Sperimenta il tempo che dedicherai a scrivere, e appena puoi, provalo nei vari momenti della tua giornata.
Sii costante per un po’ di giorni prima di cambiare abitudine e osserva il tuo andamento di scrittura.
Al mattino appena sveglio scrivere si rivela un buon modo di cominciare la giornata. Allora crea il tuo rituale prima di andare al lavoro.
Scrivi di getto i primi pensieri della mattina, o registra i tuoi sogni notturni. Dai inizio così all’allenamento con la scrittura per creare il tuo ritmo personale.
A fine giornata, scrivere è un toccasana per mettere ordine tra i pensieri caotici e disordinati, ci aiuta a connetterci e a riportare uno stato di calma interiore.
Puoi dare sfogo alla tua creatività, link CORSO – ATELIER DI PICCOLE COSE
Perché fa bene tenere un diario
Il diario è uno spazio sicuro e protetto nel quale sei autore e unico lettore di te stesso. In questo spazio devi semplicemente seguire il tuo flusso senza censure e senza preoccupazione alcuna della forma grammaticale o dello stile che hai.
Scrivendo sui vissuti per te importanti, li metti a fuoco e li elabori, attivi così un processo di guarigione.
Tenere un diario diventa un valido esercizio per esplorare il proprio sguardo su:
- come disporre ed utilizzare il tempo,
- quali modalità di routine metti in atto,
- l’apertura a nuovi modi di riflettere,
- come affinare la creatività,
- quale modo di prenderti cura,
- le modalità personali per documentare gli eventi della vita.
Un filo segreto con sé stessi!
Autobiografia Grangie
Perchè scrivere di sè, perchè raccontarsi?
“C’è un momento, nel corso della vita, in cui si sente il bisogno di raccontarsi in modo diverso dal solito. Capita a tutti, prima o poi. Alle donne e agli uomini, e accade ormai, puntualmente, da centinaia di anni e soprattutto nelle culture occidentali. Da quando, forse, la scrittura si è assunta il compito di raccontare in prima persona quanto si è vissuto e di resistere all’oblio della memoria.
E’ una sensazione, (…) quasi un messaggio che ci raggiunge all’improvviso, sottile e poetico, (…) Quasi un’urgenza o un’emergenza, un dovere o un diritto: a seconda dei casi e delle circostanze.”
– Duccio Demetrio, Raccontarsi. L’autobiografia come cura di sé
Ogni vita è una storia da raccontare e ogni vita ha dentro tante storie;
prendere la penna e scrivere svela innumerevoli risorse a chi si avvicina al proprio passato. Si guardano a distanza le proprie vicende esistenziali e si aggiungono altri punti di osservazione, altri significati; si attivano possibilità di nuove prospettive su se stessi.
L’autobiografia è genere letterario molto antico, oggi riconosciuta come metodo formativo e di auto-educazione, con larga applicazione in diversi luoghi sociali e istituzionali.
Scrivere la propria autobiografia, avvicinarsi alla propria vita nella scrittura di piccoli frammenti, consente di dare forma tangibile al racconto di sé. Diventa azione che genera nuovi sguardi di possibilità, attiva il metter-si in moto, consente di restituire luce al passato aiutandoci a fare ordine tra i nostri pensieri.
Quando prendiamo una penna e ci accingiamo a scrivere, sono innumerevoli gli sguardi che la pratica autobiografica sollecita e apre. E’ proprio questo uno dei punti fondanti della scrittura autobiografica, darsi la possibilità del (ri)guardare nella dimensione dell’incontro e dell’ascolto.https://www.mariarosariamemoli.it/articoli/dal-viaggio-nella-mia-storia-ricordi/
Scrivere di sé genera consapevolezza nello sguardo verso la vita, non soltanto la propria, ma la Vita in senso più ampio, perchè tocchiamo e risvegliamo il senso dell’Essere Umani nella Storia di cui facciamo parte tutti, portatori di Unicità di storie.
L’autobiografia è un approssimarsi all’Autenticità, un viaggio che contempla un saper stare e una ri-cerca. Quella di senso, di un orientamento che mai ti porta ad un punto fisso, esaustivo e definitivo; un orientamento che vuole condurre chi scrive verso la possibilità di un’andatura in divenire, come è in divenire la vita stessa.
Scrivere rivela allora una via per divenire più pienamente presenti, coscienti delle proprie emozioni e del proprio pensare.
Scrivimi
Sei interessato/a a qualche itinerario?
Senti il bisogno di intraprendere un percorso individuale?
Hai un’Associazione e vuoi organizzare presso la tua sede un evento e/o uno degli itinerari qui proposti?
Contattami pure!
Per qualsiasi informazione scrivimi, ti risponderò al più presto.